L’ANTICO E IL CONTEMPORANEO NELL’OCCIDENTE DELLA SICILIA MAGIA SAS: ESPERIENZA, ASSISTENZA E PROFESSIONALITÀ

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5 giorni

Partenze dal 12 aprile 2023

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Partenze dal 12 aprile 2023

L’ANTICO E IL CONTEMPORANEO NELL’OCCIDENTE DELLA SICILIA - CODICE: SICILIA23

Durata: 5 giorni

Partenze dal 12 aprile 2023

Dal 12 al 16 aprile

 

Un breve, piccolo viaggio nella Sicilia occidentale che integra la visita di prestigiosi siti archeologici e villaggi fuori dal tempo, a quelle di inaspettate opere di arte contemporanea. Da un lato quindi Segesta, Selinunte e Mozia, dall’altro il capolavoro di land art di Burri a Gibellina, i sette cortili di Favara trasformati in gallerie d’arte che hanno fatto rivivere un borgo semiabbandonato... E poi la scenografia della scala dei Turchi che si getta nel blu del Mediterraneo; e, mentre resti di antiche civiltà ritagliano i loro profili nel cielo della Sicilia, poetici mulini a vento interrompono appena il bianco e l’azzurro delle saline: i colori si intrecciano, come le nostre emozioni nello scoprire le meraviglie di una Sicilia poco nota e meravigliosa. 

 

 

1° giorno: Torino – Palermo – Borgo Parrini – Segesta - Marsala

 
Al mattino volo a Palermo. Arrivo, incontro con la guida e partenza con bus privato per Borgo Parrini, una minuscola contrada che pochi conoscono, nata tra il ‘500 e il ‘600 e poi abbandonata, trasformata da un imprenditore locale nel più colorato borgo della Sicilia, da esplorare camminando (è tutto pedonale) tra case colorate di bianco, azzurro e giallo, stradine acciottolate, murales e mosaici di ceramica luccicante ispirati a Gaudì. Tutte da leggere sono le citazioni, scritte sui muri, di poeti, artisti e scrittori. 
Quindi Segesta con il suo grande tempio che impressionò Goethe durante il GranTour, potente città greca sempre in lotta contro le vicine Selinunte e Siracusa. Oggi la città non c’è più, ma, a perenne ricordo, restano lo splendido tempio in stile dorico ottimamente conservato, armoniosamente in un pittoresco paesaggio collinare. Datato all’ultimo trentennio del V secolo a.C., è un edificio periptero, formato da 36 colonne curiosamente non scanalate e privo della cella cultuale, scolpite nel calcare dorato. Visitiamo anche il teatro, con il suo vasto emiciclo e le gradinate in parte scavate nella roccia.

Proseguimento per Marsala. Arrivo e sistemazione in albergo. Cena e pernottamento.

 

 

2° giorno: Marsala - Mozia – Saline di Marsala - Cretto di Burri - Poggioreale - Marsala 

 


Dedichiamo questa giornata ai dintorni di Marsala, in particolare alla Laguna dello Stagnone - un paradiso di dune bianche, specchi di luce e antichi mulini - e alla piccola isola di Mozia dove acqua e terra si fondono. Un tempo colonia Fenicia, Mozia è oggi un luogo ricco di storia e cultura. Il reperto più prestigioso, conservato nel museo, è Il giovanetto di Mozia, una statua marmorea definita anche la statua del mistero: si tratta di una statua greca rinvenuta però in una provincia punica, di difficile collocazione storico-artistica. Oltre ai significativi reperti archeologici, Mozia offre anche un paesaggio molto bello. Le acque basse della laguna creano delle vere e proprie piscine naturali, con l’acqua trasparente. Proseguimento per il Cretto di Burri. Dove l’antico paese di Gibellina fu distrutto dal terremoto del Belice del 1968, rimase un cumulo di macerie, un’immensa tomba che l’artista Alberto Burri ha ricoperto con una colata di cemento bianco di un metro e cinquanta di altezza, lasciando dei corridoi al posto delle antiche strade: un labirinto che può essere percorso camminando tra gli spazi che separano i blocchi. Un memoriale che rievoca la struttura delle abitazioni sottostanti e custodisce la traccia del passato. A Gibellina, negli spazi del Granaio del Baglio Di Stefano, è ospitata una delle collezioni d’arte contemporanea tra le più importanti d’Italia: le opere documentano il contributo degli artisti per il progetto di ricostruzione della città. Poggioreale è un’altra città che fu distrutta dallo stesso sisma. Oggi appare come una città fantasma: le rovine sono diventate nel tempo meta di attrazione per appassionati di fotografia, e set per alcuni film. 
Rientro in albergo a Marsala. 
Cena e pernottamento a Marsala

 

 

3° giorno: Favara, le Cave di Cusa, Selinunte e la Scala dei Turchi 


Partenza per Mazara del Vallo dove, in un piccolo museo nel centro storico, è ospitato il Satiro Danzante, una antica statua bronzea di eccezionale bellezza ripescata nel canale di Sicilia nel 1998. Si prosegue quindi per le cave di Cusa, da dove fu estratto gran parte del materiale lapideo utilizzato per la costruzione dei monumenti selinuntini; sul posto, circondati da una splendida macchia mediterranea, spiccano ancora alcuni enormi rocchi di colonna, mai utilizzati. Pochi chilometri separano le Cave dall’area archeologica di Selinunte, pressoché unica nel suo genere poiché qui si conserva ancora in buona parte il tessuto urbano di un’antica città greca giunta al suo apogeo, con un’acropoli, un recinto, porte e sei templi risalenti al V e VI secolo, uno dei quali è notevolmente conservato. Fondata intorno al 628 a.C. su un promontorio proteso verso il mare e compreso tra gli estuari di due fiumi, la città conobbe grande floridezza grazie anche al fatto di poter disporre di ben due porti naturali. Il benessere portato dai traffici mercantili ebbe tuttavia breve durata; entrata in guerra contro Segesta, che chiese l’aiuto dei Cartaginesi, la città fu da questi distrutta nel 409 e poi nel 250 a.C. Nei secoli successivi alcuni terremoti rasero al suolo i suoi monumenti, infine riportati alla luce dagli scavi archeologici. Nel momento del massimo fulgore, Selinunte aveva una popolazione di oltre 25.000 abitanti e copriva una vasta area: non a caso oggi il parco archeologico, esteso su 1740 chilometri quadrati, è il più grande d’Europa, oltre che uno dei più emozionanti. Della splendida metropoli potremo ammirare le possenti mura e cospicue tracce dell’abitato, l’acropoli (ove spiccano i resti di sei templi, oltre che di una fortezza) e l’area dei Templi Orientali; uno di questi, il Tempio G, pur rimasto incompiuto, fu tra i più grandi dell’antichità greca. Sulla collina orientale sorgono invece le rovine del Tempio F e il magnifico Tempio E, le cui 38 colonne sono state tutte rialzate alla fine degli anni ‘50. Interessante è anche l’area culturale nota come Santuario di Demetra Malophoros, situata a ovest rispetto all’acropoli. 
Successivamente raggiungiamo una località tanto celebre quanto suggestiva: la Scala dei Turchi, il cui nome rievoca le incursioni dei pirati saraceni e delle popolazioni di etnia araba che ressero la Sicilia tra il IX e il X secolo. Questa incredibile formazione naturale di roccia calcarea a picco sul mare è stata trasformata dall’erosione dell’acqua e del vento, in una spettacolare scalinata che si getta nel blu del Mediterraneo.
Proseguimento per Favara, a una decina di km da Agrigento, e sistemazione in albergo, un vecchio palazzo pieno di fascino. 
Cena e pernottamento a Favara 

 

 

4° giorno: Favara, la valle dei Templi ad Agrigento


È il momento di raggiungere le spettacolari rovine di quella che Pindaro, antico poeta greco, celebrò con queste parole: «Città amica del fasto, trono di Persefone. La più bella città fra i mortali». Oggi è un sito UNESCO. I suoi edifici, costruiti su una linea di crinale, fungevano da fari per i naviganti.Fondata nel 583 a.C. da coloni greci con il nome di Akragas, Agrigento fu una storica nemica di Cartagine; conobbe il massimo splendore nel V secolo, quando il suo controllo si espanse fino alle coste settentrionali dell’isola. All’epoca fu una delle più popolose città del Mediterraneo e una grande potenza militare, ma nel 406 a.C. i Cartaginesi riuscirono a conquistarla, distruggendola quasi interamente. Conserva, oltre ai resti della possente cinta muraria del V secolo a.C., le straordinarie vestigia di un complesso di templi dorici situati nella Valle dei Templi, eretti tra il 530 e il 420 a.C.: l’Herakleion consacrato a Ercole, il gigantesco Olympieion – dedicato a Zeus Olimpio e il più grande tempio greco di tutto l’occidente antico, ora ridotto a un cumulo di macerie – e i templi di Demetra, di Hera Lacinia, dei Dioscuri, di Efesto e della Concordia. Quest’ultimo si è conservato pressoché intatto ed è considerato uno dei capolavori assoluti dell’architettura di stile dorico. E poi c’è il Giardino della Kolymbethra, un paradiso terrestre nel cuore della Valle dei Templi, un raro gioiello archeologico e agricolo, un luogo straordinario che racchiude i colori, i sapori e i profumi della terra di Sicilia e racconta, con i suoi reperti e i suoi ipogei, scavati 2500 anni fa, la storia dell’antica Akragas, la città fondata dai Greci nel VI secolo a.C. Diodoro Siculo narra che nel 480 a.C. il tiranno Terone, per approvvigionare d’acqua la città fece progettare una rete di gallerie che si concludeva ai piedi dell’urbe in una grande vasca detta Kolymbethra,  presto adattata a vivaio di pesci e frequentata da cigni e volatili, ma soprattutto capace di trasformare l’arida terra siciliana in un giardino fiorente di piante mediterranee. Il giardino è oggi un bene del FAI.
Rientro a Favara e passeggiata nel centro storico. Il borgo di Favara, a lungo trascurato, è tornato a vivere dopo che una coppia di avvocati, appassionati di arte contemporanea, hanno trasformato una serie di cortiletti in una vera galleria d’arte a cielo aperto, il Farm Cultural Park, un luogo di condivisione di arte e cultura. Ed è così che in soli 12 anni, sette cortili di edifici semi abbandonati nel centro storico di Favara sono diventati il cuore pulsante della città. Un dedalo di gallerie, murales, installazioni, atelier, residenze d’artista, teatri e luoghi d’incontro ora animano ogni vicolo e piazzetta. 
Cena e pernottamento a Favara 

 

 

5° giorno: Agrigento – Cefalù – Palermo – Torino


Attraversiamo il cuore della Sicilia per raggiungere la costa settentrionale dove si trova Cefalù, uno dei borghi più belli d’Italia.  Il suo nome deriva dalla Rocca, che sovrasta la città, già nota ai Fenici come “promontorio di Ercole”: è una roccia calcarea alta 270 m, dalla cui sommità si gode uno splendido panorama. In cima ha un edificio megalitico, noto come tempio di Diana, forse legato a un culto dell’acqua, come proverebbe la vicina cisterna risalente al IX sec. a.C. 
Ma è la cattedrale il cuore della città storica, una Cattedrale arabo-normanna in cui il grande Cristo Pantocratore, in mosaici blu e oro del XII secolo, veglia sull'Oriente e sull'Occidente. Rimane un mistero il motivo per cui Ruggero II volle edificare una chiesa così imponente, destinata a diventare anche il suo mausoleo, in questa piccola città anziché a Palermo, la capitale del suo regno. La cosa straordinaria è che il tempio normanno, condizionato da prescrizioni liturgiche bizantine, fu realizzato da architetti e maestranze islamiche, presenti ancora in Sicilia nell’ambito di quel linguaggio culturale che legava l’isola alle regioni del Maghreb. Insomma, una meravigliosa sintesi di tre culture, stimolata dal fatto che il re voleva una chiesa che fosse anche fortezza e monumento funerario. Inizieremo la nostra visita con una passeggiata lungo Corso Ruggero e, via via, ci fermeremo ad ammirare la Cattedrale (sito UNESCO), il lavatoio Medievale, per poi proseguire da porta Pescara a Porta Giudecca. 
Nel tardo pomeriggio proseguimento per l’aeroporto di Palermo.

 


Prezzo indicativo a partire da 1.430 € A PERSONA

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